Nel ricordo di Daniele Nardi
CONTROVENTO
La linea del sogno
Non guardare giù dal
dirupo,
tieni gli occhi
puntati alla vetta. Muoversi sulla linea del sogno non ammette vincoli.
Quanto dura
un'aurora? Quanto sopravvive la memoria? Quanto dura il coraggio?
La linea del sogno
separa la terra dal ghiaccio, la veglia dal sonno, il fragore dal silenzio.
Non guardare giù dal
dirupo,
tieni gli occhi
puntati alla vetta. Cadere sulla linea del sogno è impronunciabile.
Quanto vale una vita?
Quanto brilla una stella? Quanto consola un abbraccio?
La linea del sogno
divide l'amico e il nemico, la fede dalla logica, la certezza dalla speranza.
Non guardare giù dal
dirupo,
tieni gli occhi
puntati alla vetta. Lassù sulla cima la linea del sogno si compie.
Audace e atroce, spesso
tra cristalli di neve e lapilli di cenere.
Nel ricordo del Nanga
Parbat di Daniele e Tom.
[©Luigi Armando
Ferrario]
Le parole per dirlo
Nell'ora bruma, il
picchio digrada il tronco.
Tra il filo del
tramonto e la borragine, cerca parole nuove.
Come il suo becco
sulla nera corteccia, rintocca nella sera, l'ultimo dardo di sole.
Una giovane mano con
rara cura liscia le rughe del volto.
Si spalanca una
finestra nel tempo dell'attesa.
Le parole per
dirlo...che sei vivo!
Strappato alla magra
terra di chiodi e asfodeli, annaspi sul bianco lenzuolo.
Corre ai giochi
l'impronta del futuro.
Cavallo a dondolo,
cucù e piatto rotto segnano il sentiero.
Torna a meridiana
l'ombra della vita avvolta in pizzo nero.
Stride l'uscio,
un'eco, una risata. La neve volteggia in un'estasi derviscia.
Rumori e silenzi
tagliati dal tuono invado la stanza.
Pingue all'alba
rimonta il picchio il suo dolore.
Nel cavo del legno la
dimora.